Recensione: Stoner

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E' possibile narrare la vita ordinaria di un uomo e della sua famiglia e allo stesso tempo rendere tutto ciò interessante e godibile per il lettore? John Williams riesce nell'intento con il suo romanzo, pubblicato nel 1965 e arrivato in Italia solo nel 2012, riscuotendo un discreto successo.

Autore: John Williams    Casa editrice: Fazi Editore    Genere: Romanzo

Trama: William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato; mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita; per quasi quarant'anni è infelicemente sposato alla stessa donna; ha sporadici contatti con l’amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo; per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante.



RECENSIONE


Stoner narra la vita di un uomo (William Stoner, appunto) dalla giovinezza alla vecchiaia. Nato in una famiglia di contadini, si iscrive all'università per studiare agraria, ma ben presto si rende conto che la letteratura è ciò che gli interessa davvero. Dopo aver incontrato quella che lui reputa essere la donna della sua vita, si sposa e qualche anno dopo diventa padre. Se il lavoro gli dà soddisfazioni, la vita coniugale inizia presto a presentare delle crepe. Edith si rivela (per modo di dire, perché già dal primo incontro abbiamo un'idea di che donna sia) nevrotica e instabile psicologicamente, lasciando al marito l'incombenza di accudire la figlia. Sebbene i due non arrivino mai al divorzio, Stoner non tarda a trovare un diversivo quasi legittimo, che forse risulterà essere un salvagente per la propria sanità mentale, data la condizione familiare soffocante. La relazione tra i personaggi cambia, si evolve e a volte sembra impossibile farla tornare allo stadio iniziale. Sebbene Stoner sia un padre amorevole, ad un certo punto dovrà ritirarsi e lasciare la scena alla moglie, decisa a pilotare la vita della figlia in ogni minimo aspetto. Quello che può considerarsi un blando colpo di scena, appare come una ribellione alle regole rigide di Edith e all'ambiente pieno di tensione della casa. Anche in questo caso, però, la risposta alla situazione è adeguarsi, sottomettersi alle volontà altrui piuttosto che decidere del proprio futuro, una linea che viene intrapresa anche all'inizio e mantenuta per quasi tutto il romanzo. 

L'autore è riuscito in una missione per nulla facile e scontata: narrare la quotidianità, la vita ordinaria di un uomo come tanti, della sua famiglia e delle persone a lui più care. La storia, sebbene priva di colpi di scena e azione vera e propria, risulta coinvolgente e rende il lettore spettatore delle vicende, senza però mai permettergli di creare un legame con i personaggi, ma solo di provare empatia o detestarli. L'ambientazione è per lo più limitata all'università e all'abitazione del protagonista, che sembrano accentuare la quotidianità nella vita dei personaggi.
A mio parere, il punto a favore di questo romanzo è lo stile semplice e asciutto, che rende piacevole la lettura, senza mai farla risultare lenta o pesante. Avrei voluto creare un legame con almeno uno dei personaggi, ma mi sono risultati tutti indifferenti ad eccezione di Edith, che è forse il personaggio che più ho detestato negli ultimi anni.

Voto
★★★

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