Recensione: Il racconto dell'Ancella

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Buongiorno, lettori!
Oggi per me sarà una giornata in cui l'ansia avrà un ruolo abbastanza importante, perché avrò i risultati del primo test di ammissione. Ovviamente, dita incrociate! Parlando d'altro, lo scorso mese ho finalmente attivato il servizio della biblioteca online e sono rimasta stupita nel vedere quanti titoli interessanti ci sono. Spero di riuscire a provare presto il servizio, ma oggi voglio concentrarmi su un romanzo che ho fatto riemergere dal magazzino della mia biblioteca comunale - dove era stato dimenticato dall'89 - e che racconta una storia per niente facile. Ecco la mia opinione su Il racconto dell'Ancella di Margaret Atwood.


Autore: Margaret Atwood
Casa editrice: Mondadori
Genere: Distopico
Formato: Cartaceo
Numero pagine: 320

Trama: In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Le poche donne in grado di avere figli, le "ancelle", sono costrette alla procreazione coatta, mentre le altre sono ridotte in schiavitù. Della donna che non ha più nome e ora si chiama Difred, cioè "di Fred", il suo padrone, sappiamo che vive nella Repubblica di Gilead, e che può allontanarsi dalla casa del padrone solo una volta al mese, per andare al mercato. Le merci non sono contrassegnate dai nomi, ma solo da figure, perché alle donne non è più permesso leggere. Apparentemente rassegnata al suo destino, Difred prega di restare incinta, unica speranza di salvezza; ma non ha del tutto perso i ricordi di "prima"...


RECENSIONE


Affiancato a 1984 di Orwell, ma in una versione tutta al femminile, Il racconto dell'Ancella si apre in medias res, catapultando il lettore all'interno di un mondo, di una società, del tutto rivoluzionata. Dopo una catastrofe ecologica, che ha devastato la Terra con l'inquinamento chimico e radioattivo, negli Stati Uniti si è instaurato un regime totalitario teocratico di ispirazione biblica, la Repubblica di Galaad. Qui le donne non sono più libere come un tempo, ma il loro unico scopo è la procreazione. Quelle non fertili o troppo anziane vengono denominate "Nondonne" ed eliminate. Tutto ciò che è contro la procreazione è condannato e vietato, così come è vietata qualsiasi forma di informazione o di svago intellettuale. La Repubblica di Galaad è il luogo in cui è costretta a vivere Difred, la voce narrante del romanzo, protagonista di questa storia e donna che ancora non ha dimenticato il proprio passato e la vita di prima...

Sin dalle prime pagine, mi sono ritrovata al fianco di questa donna, il cui vero nome non sarà mai noto, ma che conosciamo come Difred, e insieme a lei ho scoperto piano piano questo nuovo mondo, la Repubblica di Galaad, e le sue leggi. L'autrice non dà mai coordinate temporali e spaziali troppo precise, ma ci assicura che c'era un prima e che ora ci troviamo nel disastroso dopo.
Difred ci accompagna nella sua quotidianità, spiegandoci perché le ancelle escono sempre in coppia, chi sono le Marte e che ruolo hanno il Comandante e la Moglie del Comandante. A tutto ciò, però, intervalla i ricordi di un passato che non è riuscita a dimenticare, come tutto è iniziato e l'ossessivo domandarsi che fine hanno fatto i suoi cari. Ci racconta come è cambiata la città in cui si trova, in cui prima i negozi erano simboleggiati da un logo o una scritta, mentre ora hanno solo l'immagine di ciò che si vende all'interno; il Muro, un luogo di tristezza e sofferenza, speranza e certezza allo stesso tempo. La Atwood è riuscita a creare una realtà distopica che fa rimanere senza fiato, non lasciando niente al caso e, sebbene tutto si riveli lentamente, creando un senso di spaesamento iniziale, si assicura che tutto venga spiegato a tempo debito dalla voce narrante. 
Ci sono due finali in questo romanzo: il primo interrompe tutto improvvisamente, lasciando il lettore con tante domande a cui non riceverà mai risposta; il secondo ci trasporta in avanti nel tempo, rivelandoci la verità nascosta dietro a quelle pagine e interrogandosi a sua volta sul destino di quella donna che, nonostante i suoi dubbi e le sue paure, si è armata di coraggio e ha affrontato il suo destino.
Rispetto a 1984, libro che ho letto e amato, Il racconto dell'Ancella fa nascere nel lettore una speranza che resta viva fino alla fine e che persiste anche una volta conclusa la lettura. Il beneficio del dubbio che ci concede la Atwood lo rende inevitabile.

Voto
★★★★✰

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4 commenti

  1. Ciao, Silvia! Questo romanzo ne ho sentito parlare moltissimo, ma non ho avuto ancora l'occasione di leggerlo. Ma ci penserò...
    In bocca al lupo per il test d'ammissione ☺☺

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    1. Ciao Gresi ❤
      A me piacciono molto i distopici e avevo sentito tanti pareri positivi su questo romanzo, perciò l'ho recuperato! La storia narrata non è per niente facile da affrontare, ma se ti incuriosisce, ti consiglio di leggerlo. Come prima esperienza con la Atwood, è stata piacevole, perciò può darsi che leggerò qualche altra sua opera in futuro.

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  2. Ciao Silvia, sono felicissima che anche tu abbia avuto l'occasione di leggere questo splendido libro, che io personalmente ho ADORATO! E' geniale, angosciante in un modo tipicamente femminile e scritto divinamente! Oltre tutto, ho trovato molto interessante la tua interpretazione del finale. Io, a differenza di te, l'ho trovato altrettanto angosciante (tu sai perché, non faccio spoiler), ma il tuo punto di vista mi ha dato di che pensare. Confrontarsi sui testi letti è sempre estremamente arricchente! :) Un bacione fanciulla!

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    1. Ciao Duille ❤
      Da amante dei distopici, non potevo lasciarmi scappare questo romanzo!
      E' stato il primo libro della Atwood che ho letto e in futuro vorrei recuperarne altri. Trovo molto interessante confrontarmi con altri lettori su titoli che ho letto e questo non fa eccezione!

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