Recensione: Il cardellino
Quando ho scoperto che il prossimo autunno uscirà nelle sale il film basato sul romanzo Il cardellino di Donna Tartt, non ho saputo resistere e sono corsa in biblioteca a prendere il libro. Un bel mattone di quasi 900 pagine da leggere con quaranta gradi all'ombra. Ma la curiosità è stata più forte del caldo torrido di questo primo mese d'estate e il romanzo è stata una piacevole scoperta.
Autore: Donna Tartt ● Casa editrice: Rizzoli ● Genere: Romanzo
Trama: Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.
RECENSIONE
La storia di Theo, voce narrante e protagonista del romanzo, si snoda lungo un arco temporale di diversi anni. Il libro si apre con il racconto di un episodio che verrà ripreso quasi 800 pagine dopo e che pare sia servito per iniziare un percorso a ritroso nella vita del protagonista. Tutte le vicende sono infatti narrate da un Theo adulto, grazie ad appunti meticolosi tenuti sotto forma di diario.
Theo ha solo tredici anni quando perde la madre in un attentato terroristico al Metropolitan Museum of Art di New York. Subito dopo la tragedia, viene ospitato dalla famiglia del suo migliore amico Andy, i Barbour, benestanti e un po' distaccati sia nei confronti dei figli, sia con lo stesso Theo. Successivamente, arrivato a Los Angeles per vivere con il padre, incontra Boris, un ragazzino che a soli tredici anni ha già vissuto in più di due paesi, costretto a seguire il padre nei suoi trasferimenti per lavoro. Devo ammettere che Boris è stato il personaggio che ho preferito. Temerario, mago dei furti e amico leale, sebbene abbia una visione delle cose per molti versi opposta a quella di Theo, i due vanno d'accordo sin da subito e tra loro nasce un rapporto in bilico tra amicizia e amore, destinato a durare per lunghi anni nonostante assenze e ritorni. Sarà questo stesso rapporto a portare la dipendenza e il caos costante nella vita quotidiana del Theo adolescente.
Quando lo conosciamo nelle prime pagine del libro, Theo sembra un tredicenne molto sveglio per la sua età, quasi più maturo di quanto ci si aspetti. Purtroppo questa maturità non si evolve, ma sembra rimanere tale e quale fino alla fine, anche dopo più di dieci anni. La voce e la mentalità dell'uomo che narra le vicende in età adulta è la stessa del ragazzino all'inizio, ma essendo una storia raccontata sulla base di ricordi e appunti, mi aspettavo una crescita e uno sviluppo più marcati nel corso del romanzo.
La Tartt riesce a catturare e mantenere l'attenzione del lettore grazie ad una narrazione coinvolgente e ben strutturata. Nonostante i capitoli a volte molto lunghi, riesce a mantenere un ritmo costante, senza mai cadere in punti morti o noiosi. Ho letto molti pareri che criticavano la lunghezza del romanzo, affermando che avrebbe potuto svolgersi e concludersi in metà della lunghezza, apportando diversi tagli alle parti più descrittive. Personalmente ho trovato queste descrizioni utili ad avere una visione chiara della scena e delle vicende, come se stessi guardando le scene di un film. Per quanto riguarda la storia e le vicende in generale, le ho trovate plausibili, anche se certi punti mi sono sembrati un po' improbabili, ma non impossibili.
Il colpevole della perdita della quinta stella è il finale, uno sproloquio sulla visione di Theo della vita, dell'arte e del quadro. Ottima la scelta di spiegare in che modo è riuscito a ripercorrere tutta la storia nonostante fosse passato diverso tempo (ovvero grazie agli appunti), ma le restanti pagine hanno donato solo pesantezza ad una storia che fino a quel punto era scivolata via in modo piacevole. Senza dubbio si tratta di una storia toccante e allo stesso tempo cruda, che ci prende per mano e ci fa camminare al fianco dei protagonisti, tra tragedie, dipendenze e azione.
Non conoscevo questa autrice se non di fama, non so se questo sia il romanzo giusto per avvicinarsi alla sua scrittura, ma a me è piaciuto davvero molto e credo leggerò presto qualcos'altro di suo. Se state pensando di leggere Il cardellino, vi consiglio di non farvi abbattere dal numero di pagine e leggerlo, perché ne vale davvero la pena!
Voto
★★★★✰
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