Recensione: Ragazze elettriche

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Futuro. Le donne hanno scoperto di possedere l'abilità di lanciare scariche elettriche e i ruoli si ribaltano. Sono loro che ora hanno il potere, non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche ai piani alti, nella sfera politica. Vincitore del premio Baileys Women's Prize 2017 e con madrina Margaret Atwood, Ragazze elettriche di Naomi Alderman sembrava avere tutte le carte per vincere. E invece...

Autore: Naomi Alderman    Casa editrice: Nottetempo    Genere: Distopico

Trama: Naomi Alderman immagina un mondo dominato dalle donne, in cui gli uomini sono ridotti in semischiavitù. Le ragazze adolescenti hanno infatti sviluppato una sorta di energia elettrica capace di fulminare chiunque cerchi di molestarle. Quattro personaggi ci guidano tra i diversi scenari sociali, politici, mediatici e confessionali che il rivoluzionario ribaltamento delle gerarchie e dei rapporti di genere ha innescato, raccontandoci come la diffusione della scintilla del potere femminile sia rapidamente degenerata nella depravazione. Le donne ora distruggono, violentano, seviziano e uccidono proprio come prima di loro avevano fatto gli uomini. Questa è l'atroce verità. L'universo distopico di Alderman, infatti, cresce e si sviluppa attorno ad una questione attualissima e disturbante: perché le persone, al di là del sesso e della razza, abusano del potere?



RECENSIONE


Le aspettative che avevo per questo libro erano molto alte, in generale quelle per ogni distopico lo sono, ma purtroppo sono rimasta molto delusa. La trama è originale: in un futuro lontano, le donne scoprono di avere l'abilità di lanciare scariche elettriche e in generale il potere dell'elettricità. Questo cambia tutto, portando le donne ad avere il controllo su ogni aspetto della società, della politica e in particolare sugli uomini. Si tratta di un mondo in cui le posizioni sono ribaltate, in cui sono gli uomini a temere le donne e ad aver timore di uscire di casa da soli di notte. Ma non si tratta di un romanzo femminista, anzi, le donne fanno gli stessi errori degli uomini al potere prima di loro, utilizzando violenza gratuita, commettendo ingiustizie e seminando terrore.

L'idea di base del romanzo è molto buona, peccato per lo sviluppo e lo stile di scrittura. La narrazione avviene secondo punti di vista alternati. I personaggi principali sono Allie, una giovane ragazza scappata alla famiglia affidataria e vittima di maltrattamenti e abusi; Roxanne (Roxy), inglese e membro di una famiglia di criminali; Tunde, un giovane nigeriano che decide di immergersi nel reportage per documentare i fatti che accadono nel mondo; Margot, una donna che sta intraprendendo la sua scalata nel mondo della politica, ma la cui figlia è più debole rispetto alle altre ragazze, non in grado di controllare il suo potere.

Il romanzo si apre con uno scambio di mail tra un certo Neil e Naomi, che si presume sia l'autrice del romanzo. Sembra infatti che l'autrice abbia scelto di fingere che il romanzo sia stato scritto in realtà  da un uomo, Neil, ma che per evitare di dare una visione troppo maschile dell'intera faccenda, per evitare l'inserimento del romanzo nella "letteratura maschile", lei gli suggerisca di mettere il suo nome in copertina. Sembra anche che la stesura del libro avvenga nel futuro distopico di cui veniamo a conoscenza durante la lettura, in cui la storia dell'umanità come la conosciamo è stata superata e rivisitata.

La narrazione appare frammentaria e confusionaria, priva di consequenzialità, come se fossero dei pezzi di storia messi gli uni accanto agli altri. Inoltre, le vicende si sviluppano in più luoghi (America, Europa, Africa), ma viene detto poco e niente di ciò che circonda i personaggi, di come il mondo cambi dopo la scoperta del potere delle donne. L'arco narrativo copre diversi anni, ma oltre a mostrare violenza, sete di potere, vendetta e desiderio di conquista da parte dei personaggi femminili protagonisti e non, non vi è alcun approfondimento sul potere acquisito dalle donne. Tutto risulta superficiale e male organizzato.

Un altro punto dolente è la scrittura. Sebbene il romanzo si legga velocemente e senza difficoltà, sin dai primissimi capitoli mi è parsa una scrittura immatura, alla quale però si affiancano tentativi di mettere in pratica uno stile più strutturato e maturo. Si passa quindi da X dice: … Y dice: … a una stesura più matura dei dialoghi. Inoltre, come si può intuire, i punti di vista alternati servono a mostrare i diversi punti di vista e le diverse voci narranti. Qui invece sembrano solo indicare dove ci si trovi geograficamente e ricordare che il focus ora è su quel determinato personaggio, che ha tale obiettivo e si trova in tale luogo. Poiché viene narrato tutto in terza persona, i personaggi hanno tutti la stessa voce. Un'altra scelta che avrei evitato è il tempo presente. Potrebbe essere stata una scelta della traduttrice quella di volerlo mantenere per l'intero arco narrativo, ma ahimè il presente sembra funzionare bene solo in inglese. Personalmente l'ho trovato solo un romanzo con una buona base di partenza, che però non è stata sfruttata come si deve, risultando solo un insieme confusionario di cose, luoghi e violenza. 

Voto
★★✰✰✰

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