Intervista: Daniela Lojarro - Fahryon

by - 15:12

Buon pomeriggio, carissimi lettori!
Finalmente riesco a tornare in superficie dopo essere stata sommersa dai libri per quasi tutta la settimana. Oggi vi propongo qualcosa di diverso, qualcosa che fino ad ora non si era visto su Cinebooks Blog: un'intervista ad un'autrice emergente!
E' la mia primissima intervista e ho avuto il piacere di porre le mie domande a Daniela Lojarro, autrice di Fahryon, primo libro della saga Il Suono Sacro di Arjiam.
Prima di passare alle domande vi presento brevemente il libro in questione, sperando di incuriosirvi.


Titolo: Fahryon
Collana: Il Suono Sacro di Arjian
Autrice: Daniela Lojarro
Casa editrice: GDS Editore
Genere: Fantasy classico
Numero pagine: 295
Formato: Ebook, a breve anche cartaceo
Link d'acquistoIbs / MondadoriStore / Amazon /  Feltrinelli

Trama: Nel regno di Arjiam, Fahryon, neofita dell'Ordine sapienziale dell'Uroburo, e Uszrany, cavaliere dell'Ordine militare del Grifo, si trovano coinvolti nello scontro tra gli adepti dell'Armonia e della Malia, due forme di magia che si contendono il dominio sulla vibrazione del Suono Sacro.
Le difficoltà con cui saranno messi a confronto durante la lotta per il possesso di un magico cristallo e del trono del regno, permetteranno ai due giovani di crescere e di diventare consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità in questa guerra per il potere sul mondo e sugli uomini.



Intervista all'autrice

Ecco le prime domande riguardanti il romanzo Fahryon.

Come è nata l'idea di scrivere questo romanzo?
Un’estate nelle Marche, precisamente nella Gola del Furlo, fui folgorata da un’idea: usare quella galleria scavata nella roccia, quell'antica strada romana a picco sul torrente e rinchiusa fra pareti ripide, come un passaggio per un altro mondo. E così è stato. Quella notte e nei giorni successivi la storia, i personaggi principali si sono come manifestati diventando sempre più netti e “obbligandomi” a scrivere. Ho usato non a caso il verbo “obbligare”. Per un musicista l’unico linguaggio è quello della Musica, superiore a qualunque lingua: io ho combattuto con me stessa per decidermi a usare le “parole”. Poi, ho capito che Scrittura e Musica non sono mondi distinti, separati: entrambi nascono dall'ascolto, dall'impulso e dal desiderio di comunicare/rsi. Cantare o far musica è cercare di conferire alle note quel colore che possa trasmettere il movimento dell'animo che sta alla base del pensiero creativo del compositore a chi ascolta. Scrivere è cercare la parola, fra tutte quelle che usiamo abitualmente nelle relazioni sociali, capace di suscitare nel lettore la vibrazione legata all'emozione come se la stesse vivendo o rivivendo. Per questo in entrambi i casi è un lavoro di rifinitura, di attenzione e di tensione (nel senso del divenire del tendere a qualcosa) fino a che non ho trovato la risonanza che mi pare più consona, l'accordo che fa vibrare che mette in risonanza scrittore e lettore.

I nomi dei personaggi e dei luoghi di questo romanzo non sono affatto comuni: da cosa ha preso spunto per la loro creazione?
Per i nomi dei personaggi, delle festività, dei riti, dei luoghi mi sono ispirata a radici mediorientali ed etrusche. Per esempio, Magh, che significa saggio maestro o sapiente, deriva dalla radice persiana, utilizzata dagli stessi antichi greci, per indicare una persona con poteri taumaturgici o un re-sacerdote. Uno di questi saggi maestri o magh si chiama Vehltur: questo nome deriva, invece, dal patronimico di una famiglia etrusca.

Scrivere un romanzo diviso in più parti mi sembra abbastanza complicato e credo richieda idee ben chiare sullo svolgimento della vicenda: durante la stesura del romanzo le è mai capitato di avere il blocco dello scrittore? Se sì, come lo ha superato?
Questa storia è strutturata in due parti per motivi editoriali e pratici. Quando l’ho scritta, non avevo pensato a una suddivisione ma l’editore mi ha chiesto di modificarla leggermente per poterne fare due parti. Il cartaceo in un volume solo sarebbe stato troppo “pesante” con le sue 700 pagine. La seconda parte, Il Risveglio di Fahryon, dovrebbe uscire a breve: sto controllando le bozze e lavorando alla nuova immagine di copertina. Le mie storie nascono sempre da fortissime impressioni ricevute visitando luoghi particolari o siti archeologici. Lo sviluppo mi prende molto tempo: si tratta di un periodo durante il quale prendo appunti su tutto quel che mi capita perché sovente le idee mi vengono mentre passeggio da sola nel bosco. Poi, scrivo di getto. Lascio “riposare” e riprendo in mano più volte completando a strati, ampliando, eliminando, spostando o inserendo nuovi personaggi. L’importante per me è avere un punto d’inizio fermo e la fine: la strada che percorro per arrivarci è in continua evoluzione e conosco anche periodi di rifiuto totale della scrittura ma non li definirei dei blocchi. Semplicemente ho bisogno di momenti di riflessione in cui vaglio le possibilità di sviluppo di un personaggio.

Oltre al genere fantasy, ha mai lavorato ad altri generi letterari?
No, anche il prossimo progetto in cantiere è di genere fantasy. Ho scritto articoli che riguardano il rapporto musica e architettura, musica e terapia.

Cosa devono aspettarsi i lettori da questo romanzo?
I lettori …innanzitutto devono lasciarsi trasportare dalla magia delle emozioni e poi riflettere, cercare il significato che si nasconde dietro le parole e i simboli della storia. Devono essere desiderosi di mettersi in gioco, di cambiare. Il fantasy classico, come del resto l’espressione artistica in generale, non è solo una lettura d’evasione. L’arte ha da sempre un effetto catartico: il lettore o lo spettatore, identificandosi con il protagonista, partecipa delle sue emozioni, dei suoi dolori, delle sue gioie, vivendo le sue avventure, le sue scoperte, i momenti tristi e lieti traendone spunti di riflessione su se stesso e sulla società, maturando. Come un’importante tradizione ormai ci ha dimostrato, da G. Jung alla M. von Franz, ogni storia, ogni mito, ogni favola, anche la più assurda e lontana dalla realtà, tratta dell’umanità e dei suoi problemi universali, offre esempi di soluzione delle difficoltà in un linguaggio che arriva direttamente oltre ogni barriera logica. Ho nascosto nelle vicende dei personaggi i temi che più i stanno a cuore: amore in tutte le sue declinazioni dall'amicizia all'amore passionale, erotico; impegno nel sociale, responsabilità nei confronti del prossimo, lealtà e chiarezza nei legami di qualunque genere, impegno civile, rispetto e tolleranza.
Non oso parlare di altruismo e bene comune come beni supremi per l’uomo, non sono così idealista o sognatrice; ma restano per me alla base della possibilità per l’uomo, anche della nostra epoca, di svilupparsi … E per sviluppo non intendo quello tecnologico certamente che dovrebbe essere solo un mezzo non un fine da perseguire. Su questo si fondano le scelte della mia vita che non distinguo in quotidiana e artistica: è la mia vita nella complessità delle sue sfaccettature.

Ed ora passiamo a qualche domanda più personale, per così dire.

Quando e come è nata la sua passione per la scrittura?
Fin da bambina amavo scrivere storie, quasi sceneggiature, che poi mettevo in scena con le mie amichette. Successivamente, durante il periodo della mia attività artistica, dopo le prove o le recite, mi divertivo a buttar giù le impressioni elaborate durante la giornata o lo spettacolo: al momento di fare la valigia, però, finiva tutto nel cestino. Il desiderio di scrivere si è incuneato fra l’attività artistica e quella di terapista. Non sono passata dai grandi ruoli del Melodramma italiano all'Audio-fonologia di colpo ma si è trattata di una ricerca interiore tumultuosa finché non ho trovato le risposte alla mia inquietudine. In questo momento di cambiamento è sbocciata la passione per la scrittura come spinta interiore, come necessità di elaborare letture, passioni, emozioni, ricordi prima di compiere il salto. In fondo musica e parole hanno radice comune: la vibrazione, l’onda sonora che nel romanzo io definisco Suono Sacro che in fisica si misura in hertz.

Da quanto si legge dalla biografia, lei ha una grande passione per la musica. Le è mai capitato di avere l’ispirazione per un romanzo grazie ad essa?
La musica, o meglio, è sempre al centro dei miei interessi e delle mie attività come cantante e come terapista ma non c’è stato un brano particolare che mi abbia ispirato la stesura del romanzo. Nel romanzo, infatti, sono andata oltre alla musica intesa come atto creativo dell'artista. Ho scelto la parola «Suono» per sganciarmi da qualsiasi forma artistica che conosciamo. Il Suono di Arjiam, quindi, non è musica creata dal genio umano bensì il Principio Creatore che origina l’Universo e lo anima con la sua energia. Per questo non è un suono qualunque ma è Sacro: è un Suono che non è mai stato emesso, è la Vibrazione creatrice. Per questo aspetto mi sono lasciata ispirare dai più antichi miti cosmogonici da quelli egiziani legati al dio Thot alla tradizione vedica fino a quella cristiana del Vangelo di S. Giovanni.

C’è un autore che considera fonte di ispirazione?
Difficile menzionare un solo autore! Per il fantasy il mio modello è senza ombra di dubbio Marion Zimmer Bradley ma adoro Iain Pears, Eobert Graves, Marguerite Yourcenar, Jack Whyte e romanzieri francesi: Hugo, Zola, Dumas. Tariq Alì, Éliette Abécassis … e mi fermo!



Oggi il formato digitale è molto diffuso: cosa ne pensa? Per uno scrittore d’oggi è più facile diffondere il proprio romanzo rispetto al passato?
La pubblicazione digitale rappresenta attualmente una delle possibilità di lettura. Io stessa, da accanita lettrice, opto sempre più spesso per la versione digitale dei libri che desidero leggere; se non esiste ancora, aspetto che esca per due motivi: mancanza di spazio in casa e praticità nell'avere a disposizione sul mio dispositivo la mia “libreria” che si tratti della guida turistica o del saggio su Zoroastro e il monoteismo. Alla fermata del tram, in aereo, in treno … Posso leggere ovunque in piena libertà senza portare pesi. Fantastico! Al contrario, per quanto riguarda la promozione credo che sia molto più difficile diffondere e far conoscere il proprio libro. A fronte delle migliaia di canali a disposizione, un autore, intendo un autore senza una rande casa editrice e una grande distribuzione alle spalle, si trova a dover affrontare un pubblico meno attento, confuso e spesso soffocato dalle migliaia di proposte che riceve ogni giorno.



Definisca sé stessa scrittrice in tre parole.
Musicale, emotiva e … magica!!



Ringrazio ancora tantissimo l'autrice Daniela Lojarro per avermi concesso questa intervista.

Spero vi sia piaciuta e che il libro abbia attirato la vostra attenzione!

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4 commenti

  1. Ti ringrazio tantissimo per la bella intervista e per avermi accolto nel blog.
    Ciao

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  2. Wow, complimenti per l'intervista. Non conosco la scrittrice e non sono un'amante del genere fantasy, ma la serietà, competenza, passione e bravura di questa ragazza di leggono tra le righe di queste risposte.
    Era da tantissimo tempo che non mi ritrovavo davanti ad una profondità di pensieri così alta.
    Proprio bello.

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    1. E' stato un vero piacere intervistarla, sono contenta che tu l'abbia trovata interessante ^^

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